Cosa volete...tutta oggi ho in mente questa poesia di Costantino Kavafis...insomma la riporto qui...chissà che possa piacere anche a voi!
IL PRIMO SCALINO
Èumene, giovanissimo poeta,
si lamentava un giorno con Teocrito:
“Due anni sono già da quando scrivo,
e non ho fatto che un idillio solo:
è l'unico lavoro mio compiuto.
Povero me, lo vedo bene, è alta,
molto alta la scala di Poesia.
Sono soltanto sul primo scalino:
povero me, che non andrò piú su”.
Gli rispose Teocrito: “Stonate
sono, e blasfeme queste tue parole.
Sei sul primo gradino della scala?
Fiero devi sentirtene, e felice.
Essere giunto qua non è da poco;
quanto hai fatto non è piccola gloria.
Anche il primo gradino della scala
è tanto lungi dal volgo profano.
Se vuoi posarvi il piede, entrare devi
nella Città sublime delle Idee
col tuo diritto di cittadinanza.
E dei legislatori del suo foro
nessun avventuriero si fa scherno.
Essere giunto qua non è da poco;
quanto hai fatto non è piccola gloria”.
giovedì 6 marzo 2008
mercoledì 20 febbraio 2008
Pennac, Diario di scuola
Avete sentito l'ultima novità? Da domani nelle librerie sarà presente il nuovo libro di Daniel Pennac, intitolato "Diario di scuola".
A me incuriosisce parecchio...non so se l'avete visto intervistato stasera al TG1 delle 20,00. Ha detto che gli elementi più importanti per un buon insegnamento sono: avere passione per la propria materia, desiderare di trasmettere agli altri il proprio sapere, e voler bene ai propri studenti. Ecco, io direi... tre chicche d'oro. Che ne pensate?
Questa è la recensione del nuovo libro che ho trovato su IBS. Dateci un'occhiata!
Da una parte il più bel mestiere del mondo (l’insegnamento) dall’altra il critico più severo, l’alunno recalcitrante e scaldabanco. Una delle più intense, travolgenti, severe riflessioni sulla scuola condotta da Daniel Pennac, uno scrittore che ha “militato” su entrambe le barricate.
Diario di scuola affronta il grande tema della scuola dal punto di vista degli alunni. In verità dicendo “alunni” si dice qualcosa di troppo vago: qui è in gioco il punto di vista degli “sfaticati”, dei “fannulloni”, degli “scavezzacollo”, dei “cattivi soggetti”, insomma di quelli che vanno male a scuola. Pennac, ex scaldabanco lui stesso, studia questa figura popolare e ampiamente diffusa dandogli nobiltà, restituendogli anche il peso d’angoscia e di dolore che gli appartiene. Il libro mescola ricordi autobiografici e riflessioni sulla pedagogia, sulle universali disfunzioni dell’istituto scolastico, sul ruolo dei genitori e della famiglia, sulla devastazione introdotta dal giovanilismo, sul ruolo della televisione e di tutte le declinazioni dei media contemporanei. E da questo rovistare nel “mal di scuola” che attraversa con vitalissima continuità i vagabondaggi narrativi di Pennac vediamo anche spuntare una non mai sedata sete di sapere e d’imparare che contrariamente ai più triti luoghi comuni, anima – secondo Pennac – i giovani di oggi come quelli di ieri. Con la solita verve, l’autore della saga dei Malaussène movimenta riflessioni e affondi teorici con episodi buffi o toccanti, e colloca la nozione di amore, così ferocemente avversata, al centro della relazione pedagogica.
A me incuriosisce parecchio...non so se l'avete visto intervistato stasera al TG1 delle 20,00. Ha detto che gli elementi più importanti per un buon insegnamento sono: avere passione per la propria materia, desiderare di trasmettere agli altri il proprio sapere, e voler bene ai propri studenti. Ecco, io direi... tre chicche d'oro. Che ne pensate?
Questa è la recensione del nuovo libro che ho trovato su IBS. Dateci un'occhiata!
Da una parte il più bel mestiere del mondo (l’insegnamento) dall’altra il critico più severo, l’alunno recalcitrante e scaldabanco. Una delle più intense, travolgenti, severe riflessioni sulla scuola condotta da Daniel Pennac, uno scrittore che ha “militato” su entrambe le barricate.
Diario di scuola affronta il grande tema della scuola dal punto di vista degli alunni. In verità dicendo “alunni” si dice qualcosa di troppo vago: qui è in gioco il punto di vista degli “sfaticati”, dei “fannulloni”, degli “scavezzacollo”, dei “cattivi soggetti”, insomma di quelli che vanno male a scuola. Pennac, ex scaldabanco lui stesso, studia questa figura popolare e ampiamente diffusa dandogli nobiltà, restituendogli anche il peso d’angoscia e di dolore che gli appartiene. Il libro mescola ricordi autobiografici e riflessioni sulla pedagogia, sulle universali disfunzioni dell’istituto scolastico, sul ruolo dei genitori e della famiglia, sulla devastazione introdotta dal giovanilismo, sul ruolo della televisione e di tutte le declinazioni dei media contemporanei. E da questo rovistare nel “mal di scuola” che attraversa con vitalissima continuità i vagabondaggi narrativi di Pennac vediamo anche spuntare una non mai sedata sete di sapere e d’imparare che contrariamente ai più triti luoghi comuni, anima – secondo Pennac – i giovani di oggi come quelli di ieri. Con la solita verve, l’autore della saga dei Malaussène movimenta riflessioni e affondi teorici con episodi buffi o toccanti, e colloca la nozione di amore, così ferocemente avversata, al centro della relazione pedagogica.
martedì 19 febbraio 2008
Riflessioni a margine
Da un'intervista a GIUSEPPE PONTIGGIA: perché secondo lei è importante leggere?
Non c'è persona che abbia fatto qualcosa di importante nella vita per la quale non sia stata fondamentale la lettura di un libro. In ogni campo ho notato che queste persone ricordano i libri che hanno dato loro un'indicazione preziosa, un segnale incisivo e quindi credo che la lettura possa offrire, nel suo grado più alto, la possibilità di una svolta e nei suoi aspetti più quotidiani, più frequenti, costituisce un approfondimento incomparabile dell'orizzonte culturale e della propria interiorità. Non è certo l'unico mezzo che noi abbiamo di conoscere, ma è un mezzo insostituibile, è fondamentale. Non vedo come si possa eludere la lettura.
Voi cosa ne pensate? Quanto è importante leggere nella vita di tutti i giorni?
Non c'è persona che abbia fatto qualcosa di importante nella vita per la quale non sia stata fondamentale la lettura di un libro. In ogni campo ho notato che queste persone ricordano i libri che hanno dato loro un'indicazione preziosa, un segnale incisivo e quindi credo che la lettura possa offrire, nel suo grado più alto, la possibilità di una svolta e nei suoi aspetti più quotidiani, più frequenti, costituisce un approfondimento incomparabile dell'orizzonte culturale e della propria interiorità. Non è certo l'unico mezzo che noi abbiamo di conoscere, ma è un mezzo insostituibile, è fondamentale. Non vedo come si possa eludere la lettura.
Voi cosa ne pensate? Quanto è importante leggere nella vita di tutti i giorni?
martedì 12 febbraio 2008
Dieci pagine al giorno
Ho sempre pensato che come dice il motto "una mela al giorno toglie il medico di torno", così anche la breve lettura quotidiana di una decina di pagine possa ristorare non solo il corpo ma anche la mente.
Per di più se tutti condividiamo le nostre letture e ci scambiamo le nostre impressioni a riguardo, possiamo trarre un beneficio ancora migliore.
Allora che ne dite?
Mi raccontate qualche vostra interessante lettura?
Per di più se tutti condividiamo le nostre letture e ci scambiamo le nostre impressioni a riguardo, possiamo trarre un beneficio ancora migliore.
Allora che ne dite?
Mi raccontate qualche vostra interessante lettura?
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